Recensire un ristorante prima di averlo provato è difficile (e piuttosto sospetto). Ma a volte la tentazione c’è, come nel caso del Sottobosco di Milano, al cui evento inaugurale abbiamo avuto la fortuna di partecipare ieri. Gli stimoli, senza girarci troppo intorno, stanno tutti in quel menu di una sola pagina (ebbene sì) con piatti dai nomi eloquenti: pasta fresca, risott giald, bollito, bagna cauda, fritto misto. A cui si aggiungono vasetti di conserve artigianali, mondeghili (le tipiche polpette meneghine) da “pucciare” nel tuorlo d’uovo, persino un prosciutto cotto fatto in casa, con tanto di slideshow esplicativo. Insomma: piatti semplici e tradizionali, senza infingimenti, senza velleità da chef stellato. Banale? Forse altrove, ma non certo a Milano, città che dell’artificio e della sofisticazione (in senso buono) fa le sue religioni.
“L’originalità è il ritorno alle origini“: questa la lapidaria filosofia di Giorgio Raffaghelli e Lorenza De Rossi, che contempla anche l’aprire il ristorante in un quartiere misconosciuto di Milano come quello di piazza San Luigi, alle spalle di corso Lodi, e l’acquistare tutte le materie prime (vino compreso) da amici o conoscenti, senza per questo far torto alla qualità. Con queste premesse non è stato facile trovare lo chef giusto, ma a quanto raccontano i proprietari l’incontro con Federico Boni è stato folgorante. E quando si chiede per quale motivo in un menu tanto italico e nordico trovi spazio nientemeno che il pastrami, la risposta è disarmante: “Perché ci piace!“.
Insomma: l’idea piace, gli spazi sono ridotti ma accoglienti (e aperti anche a pranzo, per i più temerari!), e i piccoli vezzi come la giardiniera marinata nel Negroni – per il centenario del celebre cocktail – sono più che apprezzabili. Senza contare che il livello dei prezzi, dai 10 ai 20 euro per piatti anche molto corposi, è tutt’altro che “milanese” nel senso deteriore del termine. In attesa di recensione, ai titolari non possiamo che augurare il massimo successo, un po’ per premiare il sano entusiasmo, un po’ perché avere finalmente un indirizzo sicuro per gustare piatti come il gran bollito di bue grasso o il fritto misto alla piemontese ci farebbe parecchio comodo!